Recensione: Il Seggio Vacante (The Casual Vacancy, 2012)

Primo romanzo di JK Rowling scritto dopo Harry Potter con il suo nome; i successivi sono sotto il nome di Robert Galbraith e non hanno niente a che vedere con questo. A me è piaciuto e me lo rileggo volentieri almeno un paio di volte all’anno. Ne hanno realizzato anche una miniserie.

La mia prima impressione è stata: è la versione dark di Harry Potter. I protagonisti sono Andrew, figlio di Simon (losco figuro); Stuart, figlio del preside, ribelle a ogni costo; Krystal, con madre drogata, devota al fratellino Robbie. Attorno a loro ruotano altri adolescenti: soprattutto Sukhvinder, che si taglia per sfogare la sua depressione (in parte dovuta a Stuart che la bullizza), e Gaia, la ragazza perfetta senza un padre, amata da Andrew.

La generazione precedente è tragicamente segnata dalla morte di Barry Fairbrother, mentore di Krystal e impeccabile membro del consiglio cittadino. La sua scomparsa genera un “seggio vacante” a cui aspirano una serie di personaggi più o meno torbidi. Il gruppo di ragazzi, che non si coalizza mai davvero come tale, comincia a postare sul sito del consiglio una serie di messaggi in cui accusano a vicenda i loro genitori rivelando i vari scheletri nell’armadio degli aspiranti al posto di Barry. Finirà con una tragedia ma anche con una speranza di un futuro migliore, magari non nello stesso paesino provinciale.

Ho faticato a seguire le vicende del paese, diviso in una parte perbene (Pagford) e una dilapidata (The Fields), ma dopo un paio di riletture tutto si chiarisce. Il personaggio più odioso, Simon, il padre di Andrew, alla fine sceglie di lasciare Pagford per Londra, aprendo un futuro per Andrew e Gaia. Stuart comprende che non tutto è “autenticità”, il suo credo fino a pochi giorni prima. Sukhvinder compie un atto di eroismo, seppure vano, e ne trae una nuova consapevolezza di se stessa.

Siccome nelle precedenti recensioni ho parlato di “politically correct” e di liberalismo, devo dire che questo romanzo mi ha toccato e mi ha fatto pensare senza cacciarmi i concetti in gola. A posteriori non saprei dire chi è una minoranza discriminata. Mi hanno toccato le persone, sia i buoni che i cattivi. Mi è piaciuto l’ambiente bellissimo e crudele, le canzoni, i personaggi dalle molteplici sfumature, la trama che comincia da un evento tragico e precipita attraverso una serie di eventi complessi fino a una nuova tragedia e poi alla speranza di un futuro migliore per chi sopravvive. Datemi un milione di queste storie al posto di tante trame forzatamente buoniste.

Complimenti, JKR.

Informazioni su PB Cartoceti

Laureata in Lettere Moderne con indirizzo Filologia Romanza all'Università del Sacro Cuore di Milano. Scrivo da sempre racconti e romanzi; alcuni racconti sono stati premiati. Svolgo attività di traduttrice (per più di dieci anni presso la casa editrice Fanucci, ultimamente di racconti apocrifi di Sherlock Holmes per la Delos) e di saggista. Tengo conferenze su vari argomenti letterari, in particolare gli studi tolkieniani. Contattatemi solo in caso di emergenza a pbcartoceti AT tiscali DOT it
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