Neanche il 2018, in cui sono scomparsa a causa di problemi di salute non ancora risolti. Non sono stata alla Starcon di Chianciano anche perché la location 2017 non mi è piaciuta (scusa Gabri) ma neanche ad appuntamenti dietro l’angolo come Novegro, Stranimondi, il Raduno – mica tanto dietro l’angolo quest’ultimo, ma per me la Romagna è una seconda casa. Eppure.
Fatico a dirlo, perché mi è stato fatto capire che perfino ammettere la depressione ansiosa può essere negativo per la mia reputazione professionale. Ma per me è una questione di principio: far capire al mondo che non esistono malattie degne di stigma, e che più se ne parla più è facile affrontarle e rispettare coloro che ne soffrono. E dato che non si può sapere CHI ne soffre, potrebbe essere buona abitudine non comportarsi in modo aggressivo, intollerante, violento e rumoroso con nessuno. Utopia?
E poi c’è il “brutto male”. Che non è necessariamente il cancro; a tutt’oggi non ho idea di cosa sia morto Sergio Marchionne, non un mio eroe (non amava Kimi) ma un essere umano, la cui fine mi ha emotivamente coinvolta ma mi ha lasciata svuotata per non aver capito esattamente cosa gli sia successo. Non voglio essere morbosa, ma nel 2015 ho accompagnato il mio adorato papà, il mio migliore amico, alla fine della sua vita, e avrei odiato non sapere cosa gli stava succedendo, anche se saperlo mi ha spezzato il cuore.
Adesso il “brutto male” ce l’ho io. E rifiuto giri di parole, eufemismi, garbate elisioni. Ho il CANCRO. Dico subito che a quanto pare è una forma non aggressiva e che con le cure opportune dovrebbe sparire. Sono viva, sto bene, faccio Tai Chi Chuan e se qualcuno mi tratta da malata gli somministro il Primo Pugno. Ma ho il cancro, un linfoma per essere precisi, e ODIO quando leggo con compassione della fine di qualcuno e non si dice altro che è stato “un brutto male”. STIKAZZI! Ditemi cos’era esattamente, così posso capire cosa mi aspetta! E non dipende dai parenti giustamente sconvolti, ma dai giornalisti pavidi che non osano scendere nei dettagli, ancora legati a formalità ottocentesche, e non hanno idea di quanto sia importante per gente come me , e come molti altri, sapere cosa uccide e cosa no.
Cioè, gente, non sto morendo e non ho intenzione di morire nei prossimi trenta-quarant’anni. Sto cercando una cura e anzi spero, come portatrice di un cancro raro, di essere utile ad altri. Ma dato che non sono mai stata normale in niente, ho appena fatto la terza biopsia per capire che cavolo ho. Devo essere l’unica persona al mondo che non vede l’ora di ricominciare la chemio.
Vorrei parlare dell’aiuto che mi dà la fede, ma non mi piace fare la santerellina e neanche farmi passare da devota, quando la depressione mi impedisce di credere in qualsiasi cosa buona. Spero che Dio ignori il mio pessimismo e mi accolga lo stesso anche se Lo metto da parte.
Riassumendo: mi sono già persa Novegro ma spero di farmi Cartoomics, Bellaria, S. Marino, Stranimondi e tutto quello che posso godermi. Perchè una depressa-ansiosa con il cancro può sempre godersi la vita e dare senso a ogni anno.
Vero?