Dovevo lavorare su tutt’altro ma stamattina sull’ANSA ho trovato la notizia della morte dell’attore Giulio Brogi, interprete di Enea nella produzione RAI del 1971, e mi ha travolto uno sfracello di ricordi da sbobinare subito. Fra l’altro avevo parlato di lui pochi giorni fa in occasione di un paragone fra Virgilio e Leopardi (non chiedete). Per ragioni anagrafiche non posso aver visto la serie in diretta, ma devo averla divorata in anni seguenti, dopo un’infanzia trascorsa a leggere i poemi epici e la Divina Commedia con la pila sotto le coperte.
Mi prendevano in giro perché mi piaceva il “Pio Enea”, senza togliere nulla a Ulisse. D’altra parte siamo in Italia: destra o sinistra, Bartali o Coppi, Omero o Virgilio, niente in mezzo. Della mia simpatia per i bravi ragazzi feci un vessillo di ribellione a questa dicotomia forzata. Quando finalmente vidi l’Eneide in tivù, in sette puntate di un’ora circa, mi sentii vendicata: Giulio Brogi era un pezzo di figliolo che lévati. Ricordo bene i panorami selvaggi popolati di donne dalla sfolgorante bellezza mediterranea, e le narrazioni oniriche, quasi surreali, quando non spietatamente concrete. Palinuro (un altro mio preferito, antesignato di una serie di eroi sfigati) non muore ma sceglie di andarsene perché ormai la sua missione è compiuta. Enea è sì un prestante trentacinquenne, ma Lavinia è una bambina che preferirebbe Ascanio, e l’idea del matrimonio deciso dal fato mi dava perfino a quell’epoca presentimenti spiacevoli di non consensualità.
Stamattina sono andata a cercarmi tutti i video che potevo su YouTube. Ho ritrovato con malinconia il bell’Enea che ricordavo, sia pure un poco legnoso, i volti e i panorami rustici e alieni e allo stesso tempo familiari, le dee nascoste indistinguibili dalle regine stravolte dalla follia, le citazioni in latino dall’originale. Molto lento per gli standard di oggi, e la versione YouTube è visivamente sbiadita e confusa. Diversi recensori riconoscono la fedeltà filologica al testo ma criticano praticamente tutto il resto, dalla recitazione all’ambientazione ai costumi. Sugli ultimi due punti non ho opinioni, perché sebbene il periodo storico mi affascini, non sono affatto competente delle sue caratteristiche. Qui trovate una bella recensione che parla anche degli altri grandi sceneggiati dell’epoca, fra cui L’Odissea che purtroppo ricordo pochissimo.
Sì, a quell’epoca si giravano sceneggiati sulla storia dell’Italia e sulle grandi opere letterarie, e si tentava perfino di trarne film (così accadde dell’Eneide, non so con quali risultati). Non amo il formato “sceneggiato”; certi sono così ben fatti (mi viene in mente quello recente su Bartali con Pierfrancesco Favino, uno dei nostri migliori attori anche all’estero) che mi chiedo se con un paio di tagli ben piazzati non potrebbe venirne fuori un film da sala che forse avrebbe successo. Saranno questioni economico-produttive di cui non capisco niente. Ogni tanto esce un buon film italiano di ambiente storico, ma sempre troppo pochi rispetto alla nostra ricca storia e letteratura.
Insomma… grazie, Giulio, per i ricordi.